Il Cilento, diviso tra il mare e le colline, celebra il suo trionfo nella vetta del Cervati, ovvero  1.898 metri da raggiungere solo fino a metà percorso in auto.

Esige gambe buone questo gigante situato al centro-sud del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, nella grande area forestale di Pruno, principalmente tra i comuni di Piaggine e Sanza. Il corpo montuoso tocca anche il comune di Monte San Giacomo. Nei pressi della cima, a devozione della Madonna della Neve si trovano un piccolo santuario, a 1.852 m, ed una cappella situata in una grotta naturale, a 1.830 m nel Comune di Piaggine.

 Come tanti massicci dell’Appennino il Cervati mostra la sua natura carsica, le conche d’altura, le doline e inghiottitoi, le sorgenti, i torrenti temporanei. E mostra anche le sue pareti a strapiombo, i profondi canaloni, i torrioni e le guglie rocciose, i boschi misti e le faggete che si aprono in piacevoli radure verdi.

Il massiccio è oggi percorso interamente dal Sentiero Italia Cai con due tappe, la S02 e S03. La prima tappa sale da Sanza (558m) al Rifugio Cervati (1597m) percorrendo il Vallone Secco. La tappa successiva raggiunge la zona sommitale del Cervati e prosegue in discesa verso l’abitato di Piaggine. Il modo meno faticoso per raggiungerne la vetta è comunque la strada del Cervati, prima asfaltata e poi sterrata, che si dirama dalla provinciale che collega Sanza e Rofrano e sale con stretti tornanti fino alle quote più alte. La zona sommitale è un pianalto sul quale spiccano una ventina di dossi, tra i quali, in posizione centrale, la cima più alta. Dal belvedere si gode un esteso panorama verso le cime del Cilento, il Vallo di Diano e l’Appennino Lucano.

Sarebbe stato più agevole qualche decennio or sono introdurre un lettore ad un tema tanto ampio come il Cilento, e non solo geograficamente intendo. 

Ieri il concetto stesso di paesaggio era meno oneroso da affrontare.

Nell’ ieri si era inclini ad occuparsi di un habitat, scrutandone solo i dati geografici o storico-economici.

L’ oggi, di contro, comporta l’ occuparsi anche di qualità della vita, di partecipazione democratica dei cittadini alla gestione di un habitat.

Nell’oggi, dinnanzi a scenari apocalittici che stanno vistosamente cambiando il clima del mondo, è bruciante il tema della tutela e dell’ espressione di valori che tra storia e identità si inerpicano e intersecano seguendo il “fil rouge” principe dell’etica.

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